Recensione del volume
“Mediterraneo, mare di pace”
a cura di Giuseppe Battimelli
L’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus ha anticipato il tema del Mediterraneo, luogo di pace, che sarà affrontato da papa Francesco
L’attualissimo convegno “Mediterraneo, mare di pace”, svoltosi il 4 aprile 2019 presso l’Università “Aldo Moro”, è stato un contributo all’importante incontro di spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace” che porterà nel capoluogo pugliese dal 19 al 23 febbraio 2020 i vescovi di diciannove Paesi affacciati sul grande mare, in rappresentanza di tre continenti (Europa, Asia e Africa), evento ideato dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale Gualtiero Bassetti e che culminerà e si concluderà con la partecipazione di papa Francesco.
Il convegno progettato ed organizzato dall’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus – Sezione di Bari e patrocinato dall’Università di Bari, con la collaborazione dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, del Centro Italiano femminile, dell’Associazione Culturale Incontri è stato un momento di grande partecipazione e riflessione su una tematica quanto mai attuale e di grande interesse sul ruolo del Mediterraneo oggi, mare e crocevia di grandi civiltà ma anche di tragedie umane inenarrabili.
Gli atti del convegno sono stati raccolti in un volume, denso di contenuti, di riflessioni ma soprattutto di significati, a cura di Filippo Maria Boscia e Santa Fizzarotti Selvaggi, per i tipi dell’editore Levante di Bari.
Nella sua lectio magistralis mons. Francesco Cacucci, arcivescovo metropolita di Bari Bitonto, evidenzia molto opportunamente e con dati precisi in termini di PIL le gravi diseguaglianze economiche e strutturali tra la “sponda Nord” e la “sponda Sud”, dove in molte zone manca l’acqua, c’è povertà sociale, sanitaria, educativa per non dire dei tanti sanguinosi conflitti, ma al pastore e all’uomo di Chiesa interessa soprattutto sostenere e proclamare che “difendere la giustizia e la verità è tutt’uno con l’accogliere il Vangelo, che ha trionfato sull’ingiustizia, la menzogna e l’empietà”.
L’invito è pertanto a riversare sul Mediterraneo uno sguardo di accoglienza, di pace, di fratellanza e contemplarlo, secondo la bella definizione di Giorgio La Pira “lago di Tiberiade”, nel nome di san Nicola “santo mediterraneo”.
Nell’introduzione alle varie relazioni degli illustri relatori, Mila Brachetti Peretti e Grazia Andidero, rispettivamente presidente nazionale e responsabile della sezione di Bari dell’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus, nel ricordare l’attività filantropica associativa nel campo della salute e della prevenzione delle malattie, hanno sottolineato che il libro si rivolge in particolare alle donne perché “le più grandi sofferenze sembrano appartenere alle donne e ai bambini” perché ineludibilmente la pace si conquista con il pensiero femminile.
La prof. Angela Patrizia Tavani, docente di diritto ecclesiastico e canonico all’Università di Bari, avvocato della Rota romana, rappresentando il Rettore Prof. Felice Uricchio, ha ripercorso le comuni radici del Mediterraneo costituite dalla civiltà greco-romana e dalla tradizione biblica delle religioni: nella sua disamina ha posto l’accento sulla necessaria sensibilizzazione ad una diffusa cultura della pace da condividere proprio per l’esistenza di valori comuni che devono essere condivisi dalle religioni monoteistiche del nostro Mediterraneo, ma anche dalle altre concezioni laiche, valori rappresentati dalla non violenza, dalla democrazia, dal rispetto dell’ambiente, dalla tutela dei diritti umani.
Le ragioni del convegno sono state analizzate e partecipate dalla prof.ssa Santa Fizzarotti Selvaggi, psicologo-psicoterapeuta con formazione psicoanalitica, nel suo testo “L’arte della cura nella costruzione delle ‘terze terre’: i luoghi della creatività e dei valori umanitari”. La prof.ssa Fizzarotti Selvaggi, vicepresidente nazionale dell’Associazione Crocerossine d’Italia, si è soffermata sui processi di “non-integrazione”/“integrazione” legati all’ambiente facilitante e/o interferente, nonché alle sofferenze, ai traumi psichici dei profughi, degli immigrati, dei bambini usati e abusati, richiamando quelle cicatrici invisibili e perenni che sono nel corpo e nell’anima di tutti quelli che sperimentano una violenza.
A tal proposito sono stati sottolineati gli obiettivi dell’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus, che riguardano le “terre” dei valori umanitari, in cui la generosità si fa generatività, nella consapevolezza che “dalla sofferenza può nascere la gioia nella certezza che qualcosa cambierà”.
Un dotto excursus storico è quello rappresentato dalla relazione del Prof. Oronzo Sciacovelli, ordinario di Chimica Organica (iq) all’Università di Bari, che partendo dalla considerazione che nell’area del mediterraneo sono state combattute più guerre che nel resto del mondo, tuttavia con dovizia di dati, si sofferma sul primo trattato di pace scritto dall’umanità (trattato di Kadesh) nel 1259 a.C., di cui una copia per la sua importanza è collocata nel palazzo sede dell’ONU. Il trattato stipulato dal faraone Ramses e dall’imperatore Hattusili mise fine a un lungo periodo di guerre tra l’Egitto e gli Ittiti ed ha la peculiarità di essere un trattato firmato, (cioè mediante l’apposizione del suo sigillo) da una donna, la regina degli Ittiti, Puduhera, giovane donna che riuscì a convincere il faraone ad inserire nel testo di pace, per la prima volta, il rispetto dei diritti umani. E dopo aver esaltato la figura di Puduhera, l’autore a fronte delle violenze subite dalle donne desidera citare un’altra regina, Nefertari, la sposa che Ramses amò intensamente tanto da costruire in suo onore un grandioso tempio.
A interrogare le nostre coscienze e ad appassionare le nostre menti è la riflessione saggia e sapiente, dal titolo “Mediterraneo, mare di pace. Bambini in transito tra due mondi” del prof. Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dei medici cattolici, uomo di elevata cultura e di eccezionale sensibilità umana, che tale si rileva affrontando il delicato tema dei bambini “ transculturali”, figli dell’immigrazione. Dall’alto della sua esperienza professionale di valoroso ginecologo di fama nazionale (ha “aiutato” a venire al mondo almeno 40.000 bambini…) si sofferma con considerazioni dolenti e pensose sulle vicende di tante donne migranti (gravidanze vissute tra mille difficoltà, in solitudine, nella paura…) e sulle condizioni dei tanti bambini che approdano sulle nostre coste, spesso non accompagnati, sovente alla ricerca dei loro genitori, inviati soli in un mare periglioso tante volte tomba per molti… Ma la riflessione del prof. Boscia, da uomo di fede, non è preclusa alla speranza, e lancia un grido che è un’esortazione ed un impegno “doveroso e ineludibile a sostenere la fatica di anime innocenti chiamate a crescere a cavallo di due mondi”, e a restituire loro i diritti negati dalla guerra, dalla povertà, dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Perciò riflette acutamente l’autore, “il multiculturalismo diventa la nuova sfida etica della nostra post-modernità…negare legittimità alle diversità è una strategia miope e perdente”.
Di notevole interesse le considerazioni espresse dal prof. Antonio Troisi, ordinario di Scienza delle Finanze all’università di Foggia nella relazione dal titolo “Il ruolo di Bari nel Mediterraneo dopo il recupero del ruolo storico di ponte tra le religioni di Oriente e Occidente”, attraverso i paragrafi: Bari terra del regionalismo differenziato (nuovo rapporto Stato/Autonomie); Bari euro capitale del turismo religioso (potente fattore d’integrazione europea); Bari ponte tra i Balcani e l’Europa (imprenditoria pugliese e ricadute in sede CEE); Bari terra di accoglienza e integrazione (gli enti non profit del terzo settore per l’accoglienza). La riflessione del prof. Troisi, partendo dal personalismo comunitario (che supera lo schema classico che pone al centro del fenomeno economico l’individuo) delinea come i fenomeni economici possono rappresentare, rimediando agli insuccessi della UE, una coraggiosa azione che trasformi il Mediterraneo, non più l’articolazione dello spazio europeo, ma il “Mare d’Europa”.
Nel testo conclusivo Santa Fizzarotti Selvaggi nel ricordarci che il termine “pace” ha una radice sanscrita e significa “unione” duratura tra i popoli e l’altro ad esso connaturato di “pacificazione” riguarda le persone che devono riconciliarsi con il mondo interno e il mondo esterno, mirabilmente sintetizza acutamente che “nel Mediterraneo le Civiltà costruiscono il mosaico dell’origine, delle culture, delle religioni, delle tradizioni, dei linguaggi: ma fondamentale è comprendere che quando si perdono pezzi di questo mosaico si perdono pezzi della propria storia”.
Questo è quindi il messaggio che istituzioni, intellettuali, il mondo della cultura, uomini e donne semplici, famiglie, associazioni, il volontariato, laici e credenti e persone di buona volontà della città di Bari, della Puglia e dell’Italia intera desiderano consegnare a Papa Francesco nell’incontro tanto atteso e anelato per l’affermazione di una nuova umanità.